A breve la pubblicazione del libro di Piero “Osvaldo” Bossi “TRACCE PER NON DIMENTICARE” un libro autobiografico di 260 pagine che ripercorre la vita politica dell’autore con tracce di ricordi, foto, e articoli di giornali, con introduzione dello scrittore e poeta Sebastiano Saglimbeni che riportiamo integralmente.

Tracce per non dimenticare: INTRODUZIONE

CONCETTO 2000 Bossi Gejmonat SaglimbeniIl combattivo Piero Osvaldo Bossi, dopo che, alcuni anni or sono, ha divulgato l’opera Le brigate Garibaldi 127A e 181A nel Gallaratese e il partigiano John, ci ha proposto di recente un’altra opera parecchio estesa e, come tale, meditata e  sofferta. Il titolo Tracce per non dimenticare. In questa fatica, la memoria dell’autore che, fra l’altro, racconta di sé ribelle, e storie contemplanti figure protagoniste della Lotta di Liberazione. Vi sono pure i familiari dell’autore che hanno pienamente inteso quel Ventennio dittatoriale truce. Vivide le diverse immagini strappate all’oblio e riprodotte, ritagli di giornali, foto di non pochi osteggianti” gli usurpatori” in quell’area del Gallaratese ed oltre.

  Tracce per non dimenticare, agile titolo. Che sviluppa una pura e pregiata narrazione che potrà giovare alle nuove generazioni non indifferenti alla tragedia in terra lombarda e nel nostro Paese di ieri e di oggi maledettamente.  La memoria è cara. E, secondo i linguisti Devoto Oli è: “La funzione psichica di riprodurre nella mente l’esperienza passata (immagini, sensazioni o nozioni) di conoscerla come tale e di localizzarla nello spazio…”.

   In questa nuova opera, loquaci e, pertanto, memoria le sopraddette immagini. Nelle prime pagine, la figura della madre dell’autore, una combattiva che assurge ad una autentica amica ed educatrice. E pure ancora quel glorioso partigiano Pegoraro. Si accennava sopra della fatica dell’autore. Una pagina di storia che emerge pure dai racconti dei genitori di Piero Osvaldo e dei superstiti intesi e dalle cronache locali, vagliate dall’autore. Per non dimenticare, e, ignominiosamente assistere oggi a falsificate storie sul XX secolo. Piero Osvaldo, come ancora ho scritto, è colui che nella sua comunità cura da tempo, con certa acribia, il sito dedicato all’umanista Concetto Marchesi, alto interprete della Lotta di Liberazione. Sito ideato, prima che ci avesse lasciati, dal giudice onorario Matteo Steri. In questo sito si contempla la conoscenza per non dimenticare, in special modo, di storie neglette recuperate da alcuni collaboratori.

   Il XX secolo delle dittature e di un terrificante conflitto mondale credo che risieda nel costante pensiero di Piero Osvaldo. Ora in questa sua storia, per non dimenticare, l’ha, come meglio ha creduto, descritto. C’è tanto indicata questa attuale temperie sociale che è di infamie, ingiustizie e povertà. Nella chiusa del libro – lasciando che colga in pieno chi lo leggerà – tra le ultime pagine delle 260, Piero Osvaldo offeso scrive: “Nella nostra regione, nelle nostre città l’ipocrisia è sovrana, non salva nessuno o quasi”.

   Un cenno al lessico dell’autore? È di un’agile esposizione, caustica, che deriva dalla cultura di un lavoratore, pure spesso osteggiato. E mi fa pensare a quello degli interessanti diari dei lavoratori nelle fabbriche, dalla solida cultura non di scuola, ma di vita, conquistata. Credo, per concludere, che valgano queste pagine di Piero Osvaldo, valgano più di quelle inzuccherate e tanto reclamizzate. Degli uomini resistenti ed antifascisti, recati in memoria per “non dimenticare” dall’autore, “non resti mai povera l’Italia”, per dirla con Salvatore Quasimodo.

Sebastiano Saglimbeniseb sagl