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di Sebastiano Saglimbeni

Le brigate Garibaldi 127ª e 181ª nel Gallaratese/E il partigiano John, un libro, va subito detto, tanto utile. Ѐ uscito con la sigla, un fregio, “Associazione Concetto Marchesi” di Gallarate, fondata da Matteo Steri che di recente ci ha lasciati. Il libro, in edizione limitata, fuori commercio, si aggiunge a molti che raccontano quella temperie storica della Resistenza, di cui, quest’anno, ricorre il settantesimo anniversario, che va, come si deve, solennizzato. Oltre 140 pagine, vagliate e curate dal combattivo Piero Bossi, detto Osvaldo, incorporano parecchie immagini del tempo e documenti, eloquenti e, come tali, costituenti, assieme al corpus della scrittura con la quale si racconta il partigiano John, una viva testimonianza. Meriterebbero, le immagini, una riproduzione ed un’esposizione in luoghi pubblici, in nome della memoria, la quale, per vicende del genere, va seriamente curata. Ventuno capitoli costruiti con certo tessuto storico e linguaggio chiaro. Chi, pertanto, li leggerà, saprà meglio che nel Gallaratese germogliarono, in quella fine degli anni Trenta del secolo scorso, delle coscienze di uomini e di donne che dissero, in luogo della dignità e della libertà, un no all’ignominioso fascismo e nazismo. Le consideriamo con noi viventi quelle coscienze, dalle quali possiamo trarre auspici di altre resistenze e di conseguenti rinascite, ora che a tanta nostra fresca generazione si nega di esistere con il lavoro, il “gran porto da cui si parte e a cui si arriva”, per esprimerci con le parole del nostro umanista Concetto Marchesi. In apertura del libro, un tratto, la chiusa, della breve nota “Il partigiano John si racconta”, recita: “Sarà per tutto ciò che mi sono accinto a scrivere questi appunti che hanno permesso la stesura di questo libro, nonostante i miei idealisti, contro la vanagloria, l’esibizionismo e il vanto di azioni compiute”. Un incipit, questo, non mendace.

Voltando pagina, fa riflettere non poco un’immagine che registra un gruppo di vite, in numero di 8, partigiani, di Besnate. Tre sono presenze muliebri, di cui una, Olga Tognetti, è la figlia di Emilia Tomasetto, assassinata dalle Brigate nere.

Dentro il libro, a pagina 85, si può contemplare un’ immagine di Emilia, autentica donna, che a Besnate è ricordata nel monumento dedicato ai caduti della Resistenza. Altri esempi di quelle coscienze, che nel titolo trovano collocazione e memoria, sono il patriota Luciano Zaro, il partigiano Angelo Pegoraro, il comandante Mauri (Gaetano Bottini). Suggestive e pezzi di storia le due immagini che riprendono le esequie di Angelo Pegoraro. In una, con una orgogliosa devozione, dei giovani recano a spalla la sua salma. Si era compiuta la liberazione. Non vanno sottaciute altre immagini, ben conservate, nonostante il tempo, immagini che si riferiscono a Giuseppe Bossi “Piccolo” con altri della 181ª Brigata Garibaldi. Infine, di coscienze del genere non resti privo il nostro Paese.

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